SOGNO: Bruciore di Pallottole
Parto col dire che il bruciore di stomaco che ho avuto al risveglio è un chiaro segnale che qualcosa ha disturbato il mio sonno, e probabilmente di conseguenza anche il mio sogno che però era disturbato di suo, ma in diverso modo. Ho cercato di ricordarmi più dettagli possibili, ma rimane comunque un racconto incompleto, ma sufficiente per essere sfruttato, seguono a fondo pagina delle eventuali riflessioni che mi hanno portato a trascriverlo…
Un breve antefatto, quasi una struttura del sogno per dare profondità ad esso e renderlo più “credibile”, per quanto lo stesso si sia tradito in molte zone, rendendo chiaro che fosse frutto di immaginazione (mi è capitato più volte di risvegliarmi e di dover stabilire cosa fosse vero o no)
Mi trovavo in una sorta di gita, non credo assolutamente scolastica, ma non sono neanche riuscito a stabilirne il senso di questo viaggio in massa di gente, i più, sconosciuta. Sono arrivato alla conclusione che scolastica non fosse perché ad un certo punto (che in realtà è quasi l’inizio del mio narrare) si formano vari gruppetti e ognuno sale sulla propria macchina. Mi ricordo però il rande-vouz di cui ho impressa l’immagine dall’alto: una sorta di magione, quasi clericale, che mi ha ricordato molto quella rappresentata nel film Il nome della Rosa (credo che questo fosse un elemento distorto dal bruciore di stomaco, non so se mi spiego).
Mi ritrovo in una via londinese circondato da una quarantina di persone che, non so per quale motivo, so di conoscere, ma di cui non vado ricordando nomi o volti. Questi iniziano a formare vari gruppetti e si avviano frettolosamente sulle loro macchine mentre io rimango in disparte e attendo che qualcuno reclami la mia presenza. Di fatto accade che una voce femminile a me nota mi inviti a salire sulla sua “sportiva”, e qui aggiungo da subito strana, panda grigia. Salgo davanti al posto del passeggero ed il tempo di perdermi ad osservarla che noto il cruscotto davanti a me e mi ritrovo il volante (sono salito dal lato passeggero per quanto riguarda il sistema inglese), ma noto immediatamente che non vi sono i pedali e pongo probabilmente la domanda alla quale ho ricevuto (perché da lucido ho dovuto ripercorrere il sogno per trascriverlo) la risposta più sconvolgente che io abbia mai subito durante tutta la mia vita a viaggiare tra i miei sogni “ mia sorella è mancina, quindi i pedali stanno di qua”. Sì, il volante stava a sinistra e i pedali a destra (e qui ci aggiungo un “E dio salvi la Regina”). All’interno del sogno però la risposta mi sembrava discutibile quindi accendo e ci avviamo…
Il viaggio è tranquillo, ma ci vuole poco per disintegrare quel senso di pace che c’era nel sogno. Ci ritroviamo davanti ad un negozio di giocattoli di quelli fatti a mano (Geppetto probabilmente approva questo elemento) ed entriamo volenterosi di svolgere il nostro compito. E che compito. L’ultimo della fila chiude la porta e gira il cartello (Siamo italiani quindi queste cose ci scorrono nel sangue [?]) e iniziamo subito a torchiare il giocattolaio. Le domande sono confuse come quasi tutti i dialoghi secondari e anche sforzandomi gli ho quasi dimenticai del tutto, peccato.
Apro questa piccola, anche no, parentesi: è da un po’ di settimane che il contenuto d’azione dei miei sogni è pari a quello presente in dora l’esploratrice, e penso che il mio subconscio abbia voluto sistemare le cose con questo.
Difatti ottenute le informazioni necessarie uno di quelli che era salito sulla magica panda insieme a noi usa la rivoltella che fino ad un attimo fa usava per intimidire il buon Geppetto e gli pianta una pallottola in testa (il perché, anche qua, è andato perso nei dialoghi, credo)
Usciamo dal negozio, fieri di avere la nostra traccia, e qua accade qualcosa di interessante: tutti sapevamo che i Servizi Segreti (che poi tanto segreti non erano) ci stavano seguendo, ed uno dei modi più chiari per farcelo capire era quello di metterci davanti una sorta di muro illusorio in cui ci mostravano il nostro ultimo omicidio (non quello del giocattolaio, ma uno avvenuto, credo, pre-sogno).
Dato che siamo in un sogno ho avuto la facoltà di vedere i due agenti che nel frattempo ci parlavano con le solite frasi da giustiziere impavido, uno di questi era spiccicato identico a Gaf di Blade Runner (quel tipo mi è rimasto talmente lì che mi ci vorrà un po’ per digerire lui e tutto il film). Attraversiamo la parete illusoria e proseguiamo.
Saliamo in macchina e ci ritroviamo nuovamente a vagare per le strade londinesi e il loro sistema di guida, fin quando troviamo il tizio per il quale abbiamo ucciso un paio di attimi fa. Stavolta si sfocia nella violenza gratuita, dato che lo carichiamo in macchina manco fossimo della SWAT e iniziamo l’interrogatorio anche per questo. In tutto questo io sono magicamente passato dal posto di “passeggero” ai posti posteriori, affiancando dunque il malcapitato. Qua ho notato un’altra cosa tipicamente dei sogni: i posti dietro erano abbastanza larghi di permettere a tre persone (ripeto che eravamo su di una panda) di stare comodamente seduti, di qui uno azzuffava l’altro e un terzo comodamente mirava con la sua revolver.
Il tizio sotto torchio ci dice, sia a gesti che a voce, che da lui non avremmo nessun’informazione di alcun tipo e qui arriva la scena più brutale di tutto il sogno. Con molta gioia gli infilo le dita nel collo e gli stacco la testa gettandola poi dal finestrino dopo qualche secondo. Il corpo lo gettiamo qualche secondo dopo in un vicolo, tanto chi vuoi che se lo fili un corpo senza testa.
Abbiamo ottenuto tramite lo sradicamento della testa le informazioni per il terzo e ultimo obbiettivo (della giornata [?]).
Inspiegabilmente sono nuovamente davanti, ma stavolta sia pedali che volante sono tutti per me. La guida diventa più spericolata e alla mano (tanto chi le conosce le norme di guida stradali inglesi) e ci porta in una sorta di campagna londinese.
Vedo davanti a me una deliziosa rotonda che all’esterno del suo perimetro ha delle affascinanti siepi che delimitano i giardini delle ville che riccamente si stagliano su di essa. Decido che, dato che sta macchina è una ciofeca e tanto non è mia, di prendere la rotonda ed entrare comodamente nel giardino della villa di nostro interesse senza dover stare lì e fare troppe manovre, alle sospensioni ci pensi qualcun altro.
Siamo finalmente all’ultima scena, dove entriamo in questo sontuoso villone. Stavolta la rivoltella è mia e precedo il gruppo in un corridoio che alla fine di esso ha solo due porte, una a destra e una avanti. Decido di aprire quella a destra e mi ritrovo una sorta di bagno/corridoio che presenta una porta dall’altro lato ma, cosa ancora più strana, presenta il mobilio a specchio, ovvero che la stessa roba che sta a destra sta a sinistra. Altro elemento di interesse e l’enorme rotweiler che però non è catturato quanto me dalla singolarità e mi carica. La PETA il WWF e tutte le associazioni animaliste leggendo quanto segue preparerebbero una fiaccolata sotto casa mia, ma era un sogno e quello era quanto me quindi due roventi proiettili vanno al vincitore. Tocca alla porta in avanti (a quanto pare nei sogni non contemplo l’idea di farmi un po’ di cazzi miei e tornarmene indietro) e appena la mia mano si appoggia sulla maniglia mi becco, come ricompensa per aver freddato il cane, una rosa sul petto.
La porta cade assieme a me, ma fortunatamente non sopra di me, che però mi accontento della rosa e rimango a terra.
Ora il mio punto di vista non è quello di un tizio coricato, ma vedo alle spalle dei miei compari e con mio stupore, e probabilmente anche di quello delle comparse sbuca dalla nebbia creatasi ad hoc come effetto scenico Michael Kaine con tanto di fucile a canne mozze. Ne segue un altro discutibile dialogo(che appunto non ricordo come tutti gli altri) nel quale con “gentilezza” gli accompagna verso la porta, pronto probabilmente a pulire i panni sporchi. Dulcis in fundo, ma solo perché ero protagonista della vicenda, altrimenti coi cavoletti, mi rialzo giusto giusto per far capire al maggiordomo di Batman che questa non è villa Wayne e lo freddo, sempre con un colpo alla testa, giusto per poi assicurarmi della sua dipartita vomitando i confetti al piombo rimasti nel caricatore.
Abbiamo le informazioni necessarie, quindi ci adoperiamo per filarcela, sempre con la Panda. E qui finisce.
Ora, sembra la sceneggiatura di un action di stampo americano da due soldi in pieno stile Mercenari, ma con meno muscoli, però dato che chiedevi sogni che potessero essere di spunto, bhe ecco lo ritenevo tale. C’è da lavorare, questo sicuramente, ma è una base di fondo. L’elemento che più mi ha portato all’attenzione è il legame che questo sogno ha avuto con le teste e le informazioni che ottenevamo tramite di essi. Difatti la testa sembrava essere centro di informazioni facilmente raccoglibili tramite i mezzi descritti prima (il più comune e meno brutale era la pallottola). Spero che tale racconto ti possa essere d’aiuto in qualche modo o che almeno sia un racconto di mero svago.
[Luca C.]
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